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Vecchio 02-11-2005, 19.03.41   #1122
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I record del magico Giulio
Contrordine di Alessandro Robecchi (Il Manifesto, 30-10-2005)

Il signor ministro del disastro economico Giulio Tremonti aveva occupato la sua scrivania al ministero dell'economia nel 2001 con un'aria burbanzosa e scanzonata. Fece notare che aveva la scrivania di Quintino Sella (me' cojoni!), mostrò alle compiacenti telecamere un grafico da cui risultava che il governo uscente gli aveva lasciato un buco spaventoso, e si accinse subito al suo lavoro di stregone dei numeri. Qualcosa nella magica pozione non ha funzionato, nemmeno le alchimie contabili, le entrate una-tantum, i condoni. E quanto agli immobili pubblici messi in vendita, si sa che qui nessuno è fesso, e davanti ai cartelli «vendesi» gli italiani hanno fatto marameo. Le roboanti previsioni sul miracolo italiano venivano ritoccate ogni giorno. La stima del prodotto interno lordo calava a vista d'occhio, praticamente minuto per minuto, ritoccata di mezzo punto, di un punto, di un punto e mezzo. Gli italiani prima di uscire di casa guardavano le previsioni del tempo e la nuova stima del pil, tanto per sapere ogni mattina di quanto erano più poveri grazie alla nuova banda del buco, e di quanto si era sbagliato Tremonti. Come finì è noto, con le orecchie sempre più basse e l'aria sempre più afflitta, il Tremonti dovette andarsene, sfiduciato da Gianfranco Fini in vena di antagonismo. Meno di due mesi fa, lo stesso Gianfranco Fini - questa volta in vena di dadaismo - accoglie a braccia aperte il ministro Tremonti, che torna alla scrivania di Quintino Sella sfrattando il reggente Siniscalco. Ed è subito record: una manovra finanziaria, poi una manovra correttiva, poi un'altra manovra correttiva. In pratica tre leggi finanziarie in due settimane. Per la seconda volta, accorata denuncia: è tornato e ha trovato un buco enorme - roba da portare i libri in tribunale - questa volta lasciato non dai comunisti, ma da Siniscalco.

Insomma, teniamoci stretto Tremonti, perché ogni volta che si allontana dalla scrivania, qualcuno ne approfitta, entra di nascosto e fa un buco nei conti pubblici, poi se ne va, arriva il povero Tremonti e trova il buco. Attenti, dunque: se passate nei dintorni del ministero dell'economia fate il giro largo e cambiate marciapiede, perché potreste essere accusati di aver fatto un buco nei conti dello Stato mentre Tremonti era in pausa pranzo. Come in tutti i romanzi gialli che si rispettino, bisogna seguire bene la trama. Ha un alibi Tremonti? Certo che sì: mentre Siniscalco, subdolo e maligno, gli faceva un altro buco nel bilancio, lui era vicepresidente del Consiglio, una posizione da cui notoriamente non si sa nulla dei conti del Paese, anche se si votano tutti i provvedimenti. Il suo capo, nel frattempo, l'ometto del miracolo italiano, si sbracciava per dire che siamo tutti ricchi, altroché, ci mancherebbe, guarda qui che sciccheria. E nel tempo libero, mentre i suoi creativi dell'economia confezionavano due manovre correttive in dieci giorni (record del mondo) si dilettava a stilare liste di comici sgraditi. Grande statista.

Inutile dire che tutti gli economisti, gli analisti e i politici dell'opposizione che avevano paventato una manovra correttiva sono stati sbertucciati per mesi, offesi, derisi, descritti come Cassandre e disfattisti, gente che semina sfiga. Dopodiché di manovre correttive ne hanno fatte due. Per fortuna il ministro Tremonti ha assicurato l'altro ieri che questa manovra correttiva è l'ultima e non ce ne saranno altre, bontà sua. Anzi, forse dormirà sulla scrivania di Quintino Sella, in modo da evitare che qualcuno entri di notte a fare un altro buco nei conti. Comunque allegri, non c'è da preoccuparsi, in un modo o nell'altro sono saltati fuori cinque miliardi. Un po' di soldi si fregano alle ferrovie, per la gioia degli utenti che ora insieme a zecche, pulci e topi, potranno viaggiare anche con animali più esotici, tipo tarantole o coguari. Qualche soldo per la scuola privata si trova sempre, senza contare l'Ici della Chiesa, che tanto ce la rimettono i comuni. Ecco in sintesi, quattro anni di politica economica, una tragedia a sfondo comico di ambientazione liberista, dove l'unico che fa i soldi con le sue aziende è il presidente del Consiglio. Quando, un giorno di metà aprile, i liberisti del centrosinistra arriveranno alla stanza dove sta la scrivania di Quintino Sella, chiameranno le telecamere per dire a tutti che lì c'è un buco spaventoso, mostreranno il cadavere dei conti pubblici e attenderanno i risultati dell'autopsia, mettendo bene in chiaro che urgono sacrifici. Tremonti si allontanerà alla spicciolata, fischiettando per non farsi notare, magari travestito da italiano neo-povero, per confondersi con la maggioranza dei cittadini della Repubblica accorsi a festeggiare.