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Vecchio 15-09-2005, 11.46.23   #333
nikzeno
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nikzeno promette bene
di Giovanni Sartori, dal Corriere

All’ultimo minuto, e un po’ anche a sorpresa, il Polo ha proposto un nuovo sistema elettorale e ha ammazzato il Mattarellum. Sull’ammazzamento del Mattarellum non sarò io a versare lacrime; anzi. E nemmeno mi scuote molto l’argomento che la riforma elettorale non si possa fare sotto elezioni. La eliminazione di un sistema elettorale che merita di essere eliminato si fa quando è fattibile. E il fatto è che in Italia il Mattarellum è stato reso intoccabile dai partitini che ne sono i parassiti. Partitini che per salvarsi da una riforma elettorale che li farebbe sparire sono pronti a spaccare tutto, ivi incluso il governo nel quale siedono. Il fatto è, allora, che una riforma elettorale può essere fatta in Italia soltanto sotto elezioni. E’ la nostra unica «finestra di opportunità ». Perché sotto elezioni la pistola dei partitini diventa scarica. Sotto elezioni il governo è a termine, i partitini-ricatto non lo possono far cadere perché decade da sé. Che la nostra riforma elettorale possa essere fatta soltanto alla 23ª ora l’ho scritto molte volte e da tempo. Però ho anche e sempre scritto che una riforma del sistema elettorale deve essere «trasversale » — e cioè concordata dai maggiori partiti di entrambi gli schieramenti — perché altrimenti diventa una riforma di parte, nell’interesse immediato e particolare di chi la fa, e non una riforma di interesse generale, nell’interesse di tutti.
Pertanto se disapprovo poco l’«ultimo momento », disapprovo molto che sia soltanto una riforma «salva Berlusconi», e cioè concepita soltanto nell’interesse suo e dei suoi di vincere le elezioni. Come purtroppo è. Prodi, Fassino e altri hanno dichiarato a caldo che il nuovo sistema elettorale si propone di falsificare i risultati «in modo che chi ha meno voti possa avere più seggi». Ma qui bisogna stare attenti. Perché non bisogna confondere il proporzionalismo con il premio di maggioranza. La sproporzione fra voti e seggi caratterizza il sistema maggioritario, non certo i sistemi proporzionali. Ed è il sistema maggioritario, non il sistema proporzionale, che eventualmente falsa il rapporto tra voti e seggi consentendo a una minoranza elettorale di conseguire la maggioranza in Parlamento. Anche se il proporzionalismo non ci piace, non è lecito condannarlo dicendo sciocchezze. E’ esatto, invece, che il veleno del progetto del Polo sta nella sua coda, nella sua aggiunta, e cioè nel premio di maggioranza. Premetto che il premio di maggioranza è sempre un elemento distorcente. Il proporzionalismo che funziona deve essere, per così dire, pulito, come è, per esempio, in Germania e in Spagna.
Lì lo sbarramento (in Germania è del 5%) funziona e blocca efficacemente la frammentazione che affligge l’Italia, proprio perché lì non c’è premio di maggioranza, e quindi perché i singoli partiti affrontano l’elezione da soli, ciascuno per suo conto. Il premio di maggioranza rende invece necessaria una coalizione elettorale preventiva. Ma in tal caso la soglia di sbarramento diventa inefficace (vedi la Grecia dove tutti gli sbarramenti, anche altissimi, sono stati scavalcati e aggirati dalle alleanze elettorali). Oppure si deve prevedere — e questo è il nostro caso—che i partiti che non arrivano al 4% del voto perdano il loro voto. La trovata è astuta ma sporchissima. Stante il fatto che il centrosinistra è più frammentato del centrodestra, i contabili del Polo prevedono che con questa furbata i partitini della sinistra faranno perdere all’Unione un 9-10% del suo voto complessivo, mentre Berlusconi riacchiapperà anche Alessandra Mussolini e non manderà al macero neanche un voto.
Per spiegarsi con un esempio (fondato sui sondaggi del momento) se l’Unione ottenesse il 52% del voto e ne perdesse, grazie ai suoi partitini eliminati dallo sbarramento, un 10%, allora l’Unione scenderebbe al 42% e perciò il Polo vincerebbe l’elezione e il premio di maggioranza con il 44% dei consensi. Il centro- sinistra dichiara che farà le barricate contro tutto, ma il punto sul quale deve davvero ingaggiare battaglia è questo. Qui la controproposta può essere, per esempio, che i voti dei partitini eliminati non vadano al macero ma vengano invece riassegnati in proporzione ai partiti dei due schieramenti che sono restati in lizza. Follini ammette che le elezioni non devono essere vinte barando al gioco (nel modo sopra esemplificato) e quindi annuncia un emendamento «salva-piccoli». Davvero bravo anche lui. L’obiettivo di qualsiasi riforma elettorale sensata deve essere di ammazzare i partitini-ricatto.
E se così non è, nessuna riforma elettorale ha senso; e difatti la riforma proposta dal Polo non ne ha. Non è che il proporzionalismo non possa funzionare bene, è che il premio di maggioranza congegnato dal Polo è davvero una truffa. Il povero Berlusconi (per dire che anche lui non è meno sprovveduto dei suoi avversari, non certo per dire che gli manchi il denaro) ha scoperto solo di recente che «la carenza del nostro sistema è che non c’è la regola democratica della maggioranza e della minoranza all’interno delle coalizioni». Scoperta esatta. Ma scoperta ovvia, risaputissima. Se Berlusconi leggesse qualcosa o se avesse qualcuno che legge per lui, saprebbe che la regola maggioritaria si applica (e non sempre facilmente) all’interno dei singoli partiti, non certo a una coalizione di una molteplicità di partiti. Comunque se il problema è che anche la sua coalizione è risultata ingovernabile, Berlusconi ci dovrebbe spiegare come la sua riforma elettorale affronti e risolva quel problema. Non lo farà. Per alcuni conta soltanto il carpe diem; per lui conta soltanto il carpe electionem.
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