Discussione: ELEZIONI REGIONALI
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 08-04-2005, 00.23.08   #715
exion
Guest
 
Messaggi: n/a
Quota:
Originariamente inviato da Flying Luka
Quello che non mi piace dell'interinale è che qui in Italia, come in quasi tutte le cose, se n'è fatto un abuso smodato.

Innanzitutto i lavoratori interinali lavorano esattamente come un lavoratore a tempo indeterminato, ma al minimo salariale.

L' intenzione iniziale dello spirito del lavoro interinale penso fosse inteso come "trampolino di lancio" per giovani senza lavoro e/o alla ricerca del primo impiego.
Invece oggi come oggi ci sono ragazzi che vivono nell'interinale, sperando nella trasformazione a posto fisso, che spesso non avviene.

Questo perchè? Perchè il mercato dell'interinale ha trovato un terreno fertile qui da noi, con delle leggi sul lavoro ridicole e penalizzanti.

Non lo so, ma sono perplesso e molto. La collaborazione a progetto poi penso sia anche peggio, sprattutto perchè non è altro che un lavoro subordinato cammuffato da libera professione.
Tre mesi di contratto a progetto. Sarei dovuto essere, a termini di legge, come un libero professionista stipendiato dall'azienda per il tempo del contratto. Una sorta di consulente esterno provvisoriamente assunto con un contratto interno, senza obblighi di orario o presenza e col solo obbligo, contrattuale, di portare a termine il progetto (ristrutturazione dei processi di magazzino ). Questo dicono i contratti a progetto.

In realtà ero dipendente con orario fisso 9-18, galoppino tutto fare, e guai a sgarrare


E' verissimo quello che dici, ma secondo me sono soprattutto le tanto decantate piccole e medie aziende italiane, considerate l'anima del successo del "made in italy", le prime responsabili.

Non ho un'esperienza lavorativa sterminata. Però ho lavorato per due grandi aziende nazionali quaotate in borsa, 600 dipendenti la prima 1400 la seconda (all'epoca), e tutti i contratti erano di una regolarità e limpidezza assolute.
Ho lavorato invece per due piccole aziende, e guarda caso mi hanno tartassato in tutti i modi possibili con finti contratti a progetto e c@zz@ate varie.




Ecco: per rispondere alla domanda di prima, mi piacerebbe che le regioni si implicassero di più nel tentativo di far incontrare domanda e offerta nel mercato del lavoro, che siano promotrici di iniziative per permettere la stabilizzazione dei lavoratori precari. Le politiche del lavoro dovrebbero essere regionali e non nazionali: le regioni hanno al tempo stesso uno sguardo sufficientemente ravvicinato alle realtà locali per capire cosa succede meglio del governo nazionale, e una struttura sufficientemente ampia da poter agire più efficacemente di comuni e province.